L’idea di questo Monumento al Lavoro ruota (letteralmente e fisicamente) intorno ai pochi ma significativi elementi che lo compongono, comunque carichi di valori estetici e simbolici.
Innanzitutto un basamento circolare, perche la rotonda è cerchio, e la ruota è cerchio, per cui non si poteva prescindere da questa forma geometrica. Un basamento costituito però da due gradoni non concentrici, ma sfalsati nei rispettivi rapporti, per accentuare l’idea di dinamismo e movimento.
Al centro un parallelepipedo in marmo bianco poroso, che slancia l’elemento della ruota che vi poggia al di sopra, simbolo del Rotary certo (anche se leggermente semplificato rispetto al logo originale), ma anche vero simbolo dell’idea di lavoro e produttività manifesta nell’elemento dell’ingranaggio.
Poiché questo concetto di lavoro è legato alla tradizione, al nobile significato dell’operosità, è stato naturale pensare al ferro battuto come materiale ideale per la sua realizzazione, con finitura ruggine proprio per riallacciarsi alla tradizione del “saper fare” e dell’avere già a lungo operato.
Infine, sul basamento, la sagoma di due ali aperte stilizzate, realizzate in acciaio sabbiato, simbolo della modernità contrapposta all’idea di tradizione, ma anche simbolo di creatività: la creatività che risiede nelle Arti e nei Mestieri certo, ma anche la creatività delle idee, dei rapporti umani e delle relazioni sociali che caratterizzano lo spirito e il lavoro degli uomini di buona volontà del nostro presente. Non a caso è in acciaio anche la scritta “Rotary Franciacorta” sul fronte della ruota in ferro ruggine.
Il monumento, che si trova alla porta d’ingresso meridionale del centro storico, è stato orientato lungo la direttrice principale della viabilità rovatese, Corso Bonomelli, con il fronte rivolto a chi proviene da sud. Ma la disposizione obliqua delle due ali fa sì che “la composizione” sia visibile con continuità del colpo d’occhio da qualsiasi punto si attraversi la rotonda.
Il contesto urbano in cui il monumento si colloca è fatto di edifici storici, ma anche di nuovi interventi:
l’edificio con l’antico “molino di mattina” a sud-ovest, di seguito lo stabile ristrutturato del vecchio filatoio, con annesso il corpo imponente del recente edificio dalla facciata inclinata in vetro e lamiera; sull’altro lato della strada lo storico Palazzo Sonzogni, vecchia sede della Ricchino, e a sud l’altro storico edificio di Villa Cavalleri (le“Contessine”) .
Di tutto questo è stato tenuto conto nella scelta delle tonalità di colore da assegnare ai diversi elementi e materiali che compongono il monumento:
il basamento poroso a gradoni assume la tonalità bruno-rosata del vecchio mulino e di una porzione di Villa Cavalleri, e quindi della tradizione. Il parallelepipedo è bianco come l’ex filatoio e le ali in acciaio, ossia la modernità, si riallacciano all’edificio contemporaneo con la facciata in vetro dai profili in lamiera.
Perché, forse, solo unendo gli aspetti migliori di tradizione e modernità un’idea di lavoro è ancora possibile per trovare un punto di svolta, da parte di tutti i contemporanei uomini di buona volontà.
Davide Castelvedere
(direttore artistico scuola Ricchino)